Sono da poco tornata da un viaggio a Cuba, durante il quale ho vissuto un'esperienza olfattiva che mi ha suscitato riflessioni inaspettate.
È un'isola contraddittoria, anche dal punto di vista olfattivo: un mix affascinante di odori che spaziano dal profumo seducente dei sigari al sudore acre e grasso delle persone, dal profumo del mare a quello dell'inquinamento delle vecchie automobili malmesse, dalla dolce fragranza dei suoi panini al latte all'aria animale della campagna.
Andarci non è per i deboli di cuore. Richiede flessibilità, curiosità e un'abbondante dose di fiducia. All'inizio, quando le peculiarità di questa isola tropicale sfuggono ancora alle categorie mentali occidentali, può sembrare sconcertante. Cuba è nuda, sporca, maleducata, per questo magnetica e seducente.
All'inizio del viaggio, durante la fase di adattamento alle vischiose particolarità cubane, ho avvertito un odore persistente e fastidioso.
In quel momento mi trovavo a Viñales, circondata dalla natura incontaminata, in una stanza fatta di lamiera che si affacciava su un patio colorato, nella modesta casa particolar di Leyanis, la nostra ospite. La stanza era frequentata da insetti indiscreti: formiche, zanzare e mosche appiccicose, ma ciò che mi ha davvero sconcertato era un profumo dolciastro. Sembrava provenire soprattutto dal bagno, come se la frutta matura avesse fatto la sua ultima resistenza ancora attaccata all'albero sotto la finestra.
Successivamente, ci siamo spostati a Trinidad, una città coloniale, caotica e bella. La stanza era pulita, fresca e luminosa. Incredula, mi sono accorta che l'odore fastidioso persisteva. Ho impiegato un po' per capire la fonte del profumo sgradevole: era il mio olio per capelli all'argan del Marocco, ormai scaduto da chissà quanto tempo.
Questa scoperta mi ha portato a una riflessione più generale di questo aneddoto: spesso attribuiamo sensazioni alla realtà esterna, senza considerare che potrebbero derivare da dentro. L'odore che credevo provenisse da Cuba era, in realtà, una proiezione dei miei preconcetti, che avevo portato con me in valigia, dentro il beauty case.
Il viaggio a Cuba mi ha regalato un insegnamento tanto banale quanto difficile da comprendere: l'olfatto è una chiave preziosa per esplorare il mondo, ma la vera avventura inizia quando impariamo a esplorare noi stessi.